Indice:
Olympus 35RC
Yashica MG-1
Lomo Lubitel 166 Universal
Praktica MTL-50
Fujifilm Finepix HS20 vs Panasonic Lumix DMC FZ48
Yashica MG-1
Lomo Lubitel 166 Universal
Praktica MTL-50
Fujifilm Finepix HS20 vs Panasonic Lumix DMC FZ48
OLYMPUS 35RC: fotocamera a telemetro
Caratteristiche: Olympus Optical CO LTD Tokyo Japan
Tipo fotocamera: macchina a telemetro con fotocellula inserita frontalmente sull' obiettivo, con otturatore meccanico ed automatismo a priorità di tempo.
Formato pellicola: 24 x 36
Obiettivo: Olympus E. Zuiko 42 mm, f/2,8 (5 elementi in 4 gruppi)
Diametro filtri: 43,5 mm
Campo di messa a fuoco: 0,85 m – infinito
Tempi otturatore: 1/15 – 1/500 sec, posa B
Esposimetro: a singola CDS cellula, posto frontalmente sulla parte anteriore dell' obiettivo, modalità di esposizione a priorità dei tempi. Quando la macchina è impostata in modalità di funzionamento manuale l' esposimetro non funziona.
Campo EV: da EV 7 (f/2,8 – 1/15 sec) a EV 18 (f/22 – 1/500 sec) a 100 ASA di sensibilità pellicola.
Informazioni nel mirino: cornice luminosa, correzione della parallasse, scala dei tempi e dei diaframmi, segnalazione del tempo impostato in AF, zona rossa (spia rossa che si accende in caso di luce insufficiente). L' ingrandimento nel mirino è di 0,6 x.
Sistema di messa a fuoco: telemetro chiaro, luminoso e ben contrastato.
Sincronizzazione flash: sincro X, contatto caldo e zoccolo PC.
Caricamento film: sistema di caricamento pellicola facilitato, brevettato Olympus.
Avanzamento pellicola: a scatto singolo, avanzamento a scatti addizionali.
Autoscatto: meccanico con ritardo di 10 sec.
Batteria: quella sua originale era una pila a mercurio (singola) da 1,35 Volts di tipo PX625 non più disponibile in commercio in quanto inquinante (attualmente sostituibile con la MVR625 zinco aria pila). Sono da preferire le originali Weincell MRB625 alle comuni pile zinco-aria MRB675 degli apparecchi acustici, in quanto le Weincell originali dispongono di un elettrolita proprietario e di appena 2 fori molto piccoli (contro i 6-7 fori delle comuni pile zinco-aria) che nell' insieme determinano una durata di vita di circa 12 mesi, contro i pochi mesi di vita delle comuni pile zinco-aria degli apparecchi acustici. Tale pila diventa operativa mezz' ora dopo aver rimosso l' adesivo che copre i fori di passaggio dell' aria (reazione chimica generante corrente elettrica). Dicono che riposizionando l' adesivo subito dopo l' uso si ha l' arresto della reazione chimica con conseguente prolungamento della vita della pila stessa. Per maggiori informazioni sulle possibilità di risolvere il problema creato dall' introvabilità delle originarie pile a mercurio visitate:
http//www.buhla.de/Foto/eQuecksilber.html#Links
Dimensioni e peso: 109 x 70 x 50 cm, peso di 410 gr.
Punti a favore:
– la focale di 42 mm buona a tutto
– la possibilità di scegliere tra modalità di funzionamento manuale, automatica a priorità di tempo o “flashmatic”
– la presenza dell' otturatore che blocca lo scatto e disattiva l' esposimetro
– la sensibilità pellicola che si estende da 25 a 800 ASA e la posizione dell' esposimetro sulla lente che la rende capace di leggere la presenza di filtri montati
– la presenza dell' autoscatto
– la velocità di otturazione da 1/15 a 1/500 di secondo
– il fatto che l' otturatore scatta su tutti i tempi anche senza pila
– la possibilità di scegliere il diaframma ed il sistema di impostare il NG del flash quando si sceglie la modalità di operare in modalità “flashmatic”
– la presenza della posa B
– la scelta tra contatto caldo e zoccolo PC per il collegamento del flash
– la possibilità di usare lo scatto flessibile
– la posizione ergonomica dei comandi
– le belle rifiniture, la cura e la robustezza della costruzione metallica con assenza virtuale di parti di plastica.
Punti contro:
Se vogliamo proprio fare una critica essa allora dovrebbe riguardare la relativamente bassa luminosità dell' obiettivo (f/2,8). Tale svantaggio però viene relativamente superato grazie alla vasta scelta di sensibilità delle pellicole odierne.
Concorrenti simili: Ricoh 500G, Ricoh 500GX
Due parole sulla Olympus 35RC:
La Olympus 35RC è la macchina a telemetro che molti preferiscono. E' davvero una macchina che può soddisfare tutti, sia i fotografi professionisti che i dilettanti, basta leggere la scheda delle sue caratteristiche tecniche per innamorarsi di lei. La 35 RC appartiene alle compatte dotate di telemetro, come la 500G e la 500GX della Ricoh, la Canonet ed alcune altre che, come lei, offrono il totale controllo dell' esposizione. In breve si tratta di un apparecchio completo e dotato di un' eccellente ottica Zuiko. Un apparecchio ricercato sia da chi fa collezione di telemetriche sia da chi vuole utilizzarla per fotografare. Il suo obiettivo fornisce una risoluzione ed un contrasto sorprendentemente alti ai valori intermedi di diaframma. Senza dubbio, 30 anni dopo la sua
introduzione nel mercato la piccola 35RC è ancora una validissima fotocamera, di facile trasporto, che rappresenta l' essenza della fotografia di 35 mm.
Peccato che per utilizzare l' esposimetro quando si fotografa in modalità manuale ci sia un solo modo: passare in modalità di automatismo AE, effettuare la misurazione esposimetrica e ritornare in modalità manuale per scegliere la combinazione tempo/diaframma preferita e scattare. Non è il massimo della comodità ma, niente paura, la 35RC ha anche una modalità di esposizione automatica a priorità di tempi (AE). Esiste persino un blocco dell' otturatore contro le sovra e/o sotto-esposizioni quando la macchina è impostata sulla modalità di funzionamento AE. Quando l' otturatore non scatta, pur avendo premuto a fondo il pulsante di scatto, bisogna rilasciare il pulsante di scatto e selezionare una velocità più lenta (in caso di scarsa illuminazione) o più rapida (in caso di luce abbondante). Da notare che, se la batteria è esaurita o non è proprio stata installata, la modalità di automatismo AE non funziona affatto. Ma non bisogna preoccuparsi, in quanto la macchina continua a funzionare in entrambi i modi (cioè sia in modalità flash che in manuale) con o senza batteria!
La macchina fornisce ben tre modi di funzionamento flash:
– la modalità di funzionamento manuale
– la modalità di funzionamento automatico
– e la modalità di funzionamento “flashmatic”.
Sui primi due modi di funzionamento non serve dire niente in quanto presenti in qualsiasi flash manuale/auto. La macchina viene impostata sulla velocità di otturazione sincro X e il flash dosa l' intensità dell' emissione lampo (quando regolato su “auto”) oppure sarà il valore di diaframma impostato in funzione alla distanza del soggetto dal flash (quando il flash lavora in manuale) a dosare la quantità di luce che andrà a colpire il soggetto.
Il modo “flashmatic” invece rappresenta un perfezionamento, se vogliamo, della modalità di funzionamento “auto”, in quanto la macchina regola il valore di diaframma in base alla distanza in metri del soggetto dalla macchina. Così facendo, a differenza di quanto accade nella modalità “auto”, la misurazione dell' esposizione non viene falsata dalla presenza di uno sfondo troppo chiaro o troppo scuro rispetto al soggetto in primo piano. La macchina quando lavora in modalità “flashmatic” riesce quindi a dosare il fascio luminoso regolando il diaframma (chiudendo cioè di 1-2 stop) in base a questa distanza. Per fare ciò bisogna impostare il valore NG del nostro flash sull' apposita ghiera posta al lato dell' obiettivo. Sarà la ghiera della messa a fuoco (mentre noi foccheggiamo) a informare della distanza effettiva il meccanismo “flashmatic” che alla fine agisce regolando il diaframma. Basta premere lentamente il pulsante di scatto e, nel mirino, potremo osservare lo spostamento dell' ago mentre noi facciamo la messa a fuoco!
L' unico difetto tecnico del sistema flashmatic è che non è accoppiato alla regolazione ISO/ASA effettuata sul barilotto dell' obiettivo. Così si devono usare differenti impostazioni flashmatic con le diverse sensibilità pellicola per mantenere corretta l' esposizione. In altre parole, mentre un flash con NG 14 metri (a pellicola caricata di 100) mantiene il suo NG nominale, lo stesso flash usato con una pellicola da 200 ASA diventa di NG=20. Quindi in tal caso pur usando lo stesso flash dovremo cambiare i valori NG sulla 35RC a seconda la sensibilità della pellicola in uso. Ogni raddoppio della sensibilità pellicola fa aumentare la regolazione di NG di 1,4. Il sistema flashmatic non è molto diffuso tra le compatte di quell' epoca; esso infatti si riscontra in poche e selezionate fotocamere 35 mm.
Fotografie fatte con la 35RC: http//www.flickr.com/photos/tags/olympus35rc/
Il manuale in pdf dell' Olympus 35RC si trova quì sotto:
Tipo fotocamera: macchina a telemetro con fotocellula inserita frontalmente sull' obiettivo, con otturatore meccanico ed automatismo a priorità di tempo.
Formato pellicola: 24 x 36
Obiettivo: Olympus E. Zuiko 42 mm, f/2,8 (5 elementi in 4 gruppi)
Diametro filtri: 43,5 mm
Campo di messa a fuoco: 0,85 m – infinito
Tempi otturatore: 1/15 – 1/500 sec, posa B
Esposimetro: a singola CDS cellula, posto frontalmente sulla parte anteriore dell' obiettivo, modalità di esposizione a priorità dei tempi. Quando la macchina è impostata in modalità di funzionamento manuale l' esposimetro non funziona.
Campo EV: da EV 7 (f/2,8 – 1/15 sec) a EV 18 (f/22 – 1/500 sec) a 100 ASA di sensibilità pellicola.
Informazioni nel mirino: cornice luminosa, correzione della parallasse, scala dei tempi e dei diaframmi, segnalazione del tempo impostato in AF, zona rossa (spia rossa che si accende in caso di luce insufficiente). L' ingrandimento nel mirino è di 0,6 x.
Sistema di messa a fuoco: telemetro chiaro, luminoso e ben contrastato.
Sincronizzazione flash: sincro X, contatto caldo e zoccolo PC.
Caricamento film: sistema di caricamento pellicola facilitato, brevettato Olympus.
Avanzamento pellicola: a scatto singolo, avanzamento a scatti addizionali.
Autoscatto: meccanico con ritardo di 10 sec.
Batteria: quella sua originale era una pila a mercurio (singola) da 1,35 Volts di tipo PX625 non più disponibile in commercio in quanto inquinante (attualmente sostituibile con la MVR625 zinco aria pila). Sono da preferire le originali Weincell MRB625 alle comuni pile zinco-aria MRB675 degli apparecchi acustici, in quanto le Weincell originali dispongono di un elettrolita proprietario e di appena 2 fori molto piccoli (contro i 6-7 fori delle comuni pile zinco-aria) che nell' insieme determinano una durata di vita di circa 12 mesi, contro i pochi mesi di vita delle comuni pile zinco-aria degli apparecchi acustici. Tale pila diventa operativa mezz' ora dopo aver rimosso l' adesivo che copre i fori di passaggio dell' aria (reazione chimica generante corrente elettrica). Dicono che riposizionando l' adesivo subito dopo l' uso si ha l' arresto della reazione chimica con conseguente prolungamento della vita della pila stessa. Per maggiori informazioni sulle possibilità di risolvere il problema creato dall' introvabilità delle originarie pile a mercurio visitate:
http//www.buhla.de/Foto/eQuecksilber.html#Links
Dimensioni e peso: 109 x 70 x 50 cm, peso di 410 gr.
Punti a favore:
– la focale di 42 mm buona a tutto
– la possibilità di scegliere tra modalità di funzionamento manuale, automatica a priorità di tempo o “flashmatic”
– la presenza dell' otturatore che blocca lo scatto e disattiva l' esposimetro
– la sensibilità pellicola che si estende da 25 a 800 ASA e la posizione dell' esposimetro sulla lente che la rende capace di leggere la presenza di filtri montati
– la presenza dell' autoscatto
– la velocità di otturazione da 1/15 a 1/500 di secondo
– il fatto che l' otturatore scatta su tutti i tempi anche senza pila
– la possibilità di scegliere il diaframma ed il sistema di impostare il NG del flash quando si sceglie la modalità di operare in modalità “flashmatic”
– la presenza della posa B
– la scelta tra contatto caldo e zoccolo PC per il collegamento del flash
– la possibilità di usare lo scatto flessibile
– la posizione ergonomica dei comandi
– le belle rifiniture, la cura e la robustezza della costruzione metallica con assenza virtuale di parti di plastica.
Punti contro:
Se vogliamo proprio fare una critica essa allora dovrebbe riguardare la relativamente bassa luminosità dell' obiettivo (f/2,8). Tale svantaggio però viene relativamente superato grazie alla vasta scelta di sensibilità delle pellicole odierne.
Concorrenti simili: Ricoh 500G, Ricoh 500GX
Due parole sulla Olympus 35RC:
La Olympus 35RC è la macchina a telemetro che molti preferiscono. E' davvero una macchina che può soddisfare tutti, sia i fotografi professionisti che i dilettanti, basta leggere la scheda delle sue caratteristiche tecniche per innamorarsi di lei. La 35 RC appartiene alle compatte dotate di telemetro, come la 500G e la 500GX della Ricoh, la Canonet ed alcune altre che, come lei, offrono il totale controllo dell' esposizione. In breve si tratta di un apparecchio completo e dotato di un' eccellente ottica Zuiko. Un apparecchio ricercato sia da chi fa collezione di telemetriche sia da chi vuole utilizzarla per fotografare. Il suo obiettivo fornisce una risoluzione ed un contrasto sorprendentemente alti ai valori intermedi di diaframma. Senza dubbio, 30 anni dopo la sua
introduzione nel mercato la piccola 35RC è ancora una validissima fotocamera, di facile trasporto, che rappresenta l' essenza della fotografia di 35 mm.
Peccato che per utilizzare l' esposimetro quando si fotografa in modalità manuale ci sia un solo modo: passare in modalità di automatismo AE, effettuare la misurazione esposimetrica e ritornare in modalità manuale per scegliere la combinazione tempo/diaframma preferita e scattare. Non è il massimo della comodità ma, niente paura, la 35RC ha anche una modalità di esposizione automatica a priorità di tempi (AE). Esiste persino un blocco dell' otturatore contro le sovra e/o sotto-esposizioni quando la macchina è impostata sulla modalità di funzionamento AE. Quando l' otturatore non scatta, pur avendo premuto a fondo il pulsante di scatto, bisogna rilasciare il pulsante di scatto e selezionare una velocità più lenta (in caso di scarsa illuminazione) o più rapida (in caso di luce abbondante). Da notare che, se la batteria è esaurita o non è proprio stata installata, la modalità di automatismo AE non funziona affatto. Ma non bisogna preoccuparsi, in quanto la macchina continua a funzionare in entrambi i modi (cioè sia in modalità flash che in manuale) con o senza batteria!
La macchina fornisce ben tre modi di funzionamento flash:
– la modalità di funzionamento manuale
– la modalità di funzionamento automatico
– e la modalità di funzionamento “flashmatic”.
Sui primi due modi di funzionamento non serve dire niente in quanto presenti in qualsiasi flash manuale/auto. La macchina viene impostata sulla velocità di otturazione sincro X e il flash dosa l' intensità dell' emissione lampo (quando regolato su “auto”) oppure sarà il valore di diaframma impostato in funzione alla distanza del soggetto dal flash (quando il flash lavora in manuale) a dosare la quantità di luce che andrà a colpire il soggetto.
Il modo “flashmatic” invece rappresenta un perfezionamento, se vogliamo, della modalità di funzionamento “auto”, in quanto la macchina regola il valore di diaframma in base alla distanza in metri del soggetto dalla macchina. Così facendo, a differenza di quanto accade nella modalità “auto”, la misurazione dell' esposizione non viene falsata dalla presenza di uno sfondo troppo chiaro o troppo scuro rispetto al soggetto in primo piano. La macchina quando lavora in modalità “flashmatic” riesce quindi a dosare il fascio luminoso regolando il diaframma (chiudendo cioè di 1-2 stop) in base a questa distanza. Per fare ciò bisogna impostare il valore NG del nostro flash sull' apposita ghiera posta al lato dell' obiettivo. Sarà la ghiera della messa a fuoco (mentre noi foccheggiamo) a informare della distanza effettiva il meccanismo “flashmatic” che alla fine agisce regolando il diaframma. Basta premere lentamente il pulsante di scatto e, nel mirino, potremo osservare lo spostamento dell' ago mentre noi facciamo la messa a fuoco!
L' unico difetto tecnico del sistema flashmatic è che non è accoppiato alla regolazione ISO/ASA effettuata sul barilotto dell' obiettivo. Così si devono usare differenti impostazioni flashmatic con le diverse sensibilità pellicola per mantenere corretta l' esposizione. In altre parole, mentre un flash con NG 14 metri (a pellicola caricata di 100) mantiene il suo NG nominale, lo stesso flash usato con una pellicola da 200 ASA diventa di NG=20. Quindi in tal caso pur usando lo stesso flash dovremo cambiare i valori NG sulla 35RC a seconda la sensibilità della pellicola in uso. Ogni raddoppio della sensibilità pellicola fa aumentare la regolazione di NG di 1,4. Il sistema flashmatic non è molto diffuso tra le compatte di quell' epoca; esso infatti si riscontra in poche e selezionate fotocamere 35 mm.
Fotografie fatte con la 35RC: http//www.flickr.com/photos/tags/olympus35rc/
Il manuale in pdf dell' Olympus 35RC si trova quì sotto:
manuale_d_istruzione_olympus_35_rc.pdf | |
File Size: | 263 kb |
File Type: |
YASHICA MG-1: fotocamera a telemetro
La Yashica MG-1, una telemetrica giapponese di fascia alta che non ha nulla da invidiare a molte reflex della sua epoca, nata a metà anni '70 (1975-1986), fa parte di una famiglia di fotocamere, cui capostipite era la mitica "Electro 35", concepite con l'intento di costituire un'alternativa alle blasonate e costosissime Leica tedesche.
La Yashica Electro 35 fu la prima fotocamera 35mm con otturatore elettronicamente controllato ad esposizione automatica a priorità di diaframmi.
La "MG-1" a differenza delle altre fotocamere anni '80, che seguivano la tendenza di sfoggiare corpi leggeri e compatti costruiti con largo impiego di plastiche, è stata l'ultimo modello di una serie che conservava inalterate tutte le caratteristiche, tecniche ed estetiche, del modello originario: la mitica “Yashica Electro 35”. La MG-1 conserva lo stesso corpo macchina, imponente ed interamente in metallo, della Electro 35 ma con la cellula esposimetrica spostata sul corpo dell'obiettivo, consentendo una lettura che tiene conto anche degli eventuali filtri montati sulla lente.
L'ottica, una 45mm Yashinon di altissima qualità (4 elementi in 3 gruppi) con attacco filtri di 55mm, a differenza di quella montata sulla Electro 35 (f/1.7) ha un'apertura massima di f/2.8 (con f/16 come minima). L'otturatore è sempre un Copal lamellare di tipo centrale, ma con tempi di scatto ridotti (da 2sec. a 1/500sec) rispetto alla sorella maggiore che raggiungeva una velocità massima pari a 1/1000sec.
La caratteristica di maggior rilievo è data dall'esposizione automatica a priorità di diaframmi. L'utente sceglie l'apertura di diaframma sulla ghiera dell' obiettivo e l'automatismo esposimetrico regola di conseguenza il tempo. I due led luminosi (rosso per la sotto- e giallo per la sovraesposizione) presenti sulla calotta della fotocamera, indicano come impostare correttamente il diaframma. L'esposizione si ritiene corretta quando entrambi i led sono spenti. L'esposimetro della MG-1 è un CDS con una gamma di sensibilità che spazia dai 25 agli 800 ISO.
La MG-1 era progettata a funzionare con una pila a mercurio di tipo TR 164 / HM-4N da 5.6 Volts che non è più reperibile essendo dichiarata "inquinante". Per fortuna basta usare un semplice adattatore in cui si inseriscono 4 comunissime pile LR44 per far "risvegliare" l'automatismo di questo gioello nipponico. L'inquadratura avviene attraverso un mirino galileiano cui è integrato un telemetro preciso e luminoso per una messa a fuoco impeccabile. La macchina è dotata di autoscatto e di slitta a contatto caldo per il flash.
Oggigiorno la MG-1 rappresenta non solo un modello di altissimo valore collezionistico, ma anche una fotocamera di semplice e in grado di regalare ancora grandi soddisfazioni agli amanti della fotografia analogica... Trattandosi di una fotocamera di non facile reperibilità mi permetto di consigliarvi: se vi capitasse di trovarne una in buone condizioni estetico-funzionali non perdetervela!
Alcune considerazioni su come risolvere il problema di irreperibilità della pila originale. Dopo una breve ricerca ho individuato le seguenti 4 soluzioni:
1. su Ebay si riesce ancora a trovare qualche pila di quelle originali;
2. si può costruire un adattatore per accogliere le alcaline da 6 Volts;
3. si può costruire un adattatore per accogliere 4 pile LR44 da 1,5 V;
4. si può ritarare l' esposimetro.
Usando le LR44 l' esposimetro da una lettura falsata sì ma leggermente, quindi non c'è problema se la MG1 viene caricata con pellicola negative in quanto il laboratorio riesce a correggere benissimo. Il problema rimane con le diapositive... Agendo sulla levetta della sensibilità di pellicola possiamo compensare lo sbaglio dell' esposimetro ma bisogna agire empiricamente... In quest' ultimo caso si può considerare la possibilità di ritaratura dell' esposimetro.
L' adattatore per le pile a bottone LR44 si costruisce artigianalmente con un tubicino di plastica (preso dai negozi di elettricità) abbastanza largo di diametro per accogliere le 4 pilette. Poi si accorcia una vite (dalla testa larga) quanto basta per raggiungere la lunghezza originale della pila al mercurio (vite + 4 pilette LR44 = lunghezza della pila al mercurio) e la si inserisce nel tubicino tagliato insieme alle 4 pilette. poi il tutto (stesse dimensioni della pila al mercurio) viene inserito nel vano pila della MG1 in sostituzione della sua pila originale al mercurio.
P.S: ultimamente ho scoperto che esiste una pila alcaline sì ma da 5,6 Volts e della stessa dimensione di quella al mercurio. Di conseguenza non falsa la lettura e non richiede adattatore! Unico incoveniente che costa circa 12 euro + spese di spedizione... Per trovarla basata cliccare su web "pile per Yashica MG-1"...
La Yashica Electro 35 fu la prima fotocamera 35mm con otturatore elettronicamente controllato ad esposizione automatica a priorità di diaframmi.
La "MG-1" a differenza delle altre fotocamere anni '80, che seguivano la tendenza di sfoggiare corpi leggeri e compatti costruiti con largo impiego di plastiche, è stata l'ultimo modello di una serie che conservava inalterate tutte le caratteristiche, tecniche ed estetiche, del modello originario: la mitica “Yashica Electro 35”. La MG-1 conserva lo stesso corpo macchina, imponente ed interamente in metallo, della Electro 35 ma con la cellula esposimetrica spostata sul corpo dell'obiettivo, consentendo una lettura che tiene conto anche degli eventuali filtri montati sulla lente.
L'ottica, una 45mm Yashinon di altissima qualità (4 elementi in 3 gruppi) con attacco filtri di 55mm, a differenza di quella montata sulla Electro 35 (f/1.7) ha un'apertura massima di f/2.8 (con f/16 come minima). L'otturatore è sempre un Copal lamellare di tipo centrale, ma con tempi di scatto ridotti (da 2sec. a 1/500sec) rispetto alla sorella maggiore che raggiungeva una velocità massima pari a 1/1000sec.
La caratteristica di maggior rilievo è data dall'esposizione automatica a priorità di diaframmi. L'utente sceglie l'apertura di diaframma sulla ghiera dell' obiettivo e l'automatismo esposimetrico regola di conseguenza il tempo. I due led luminosi (rosso per la sotto- e giallo per la sovraesposizione) presenti sulla calotta della fotocamera, indicano come impostare correttamente il diaframma. L'esposizione si ritiene corretta quando entrambi i led sono spenti. L'esposimetro della MG-1 è un CDS con una gamma di sensibilità che spazia dai 25 agli 800 ISO.
La MG-1 era progettata a funzionare con una pila a mercurio di tipo TR 164 / HM-4N da 5.6 Volts che non è più reperibile essendo dichiarata "inquinante". Per fortuna basta usare un semplice adattatore in cui si inseriscono 4 comunissime pile LR44 per far "risvegliare" l'automatismo di questo gioello nipponico. L'inquadratura avviene attraverso un mirino galileiano cui è integrato un telemetro preciso e luminoso per una messa a fuoco impeccabile. La macchina è dotata di autoscatto e di slitta a contatto caldo per il flash.
Oggigiorno la MG-1 rappresenta non solo un modello di altissimo valore collezionistico, ma anche una fotocamera di semplice e in grado di regalare ancora grandi soddisfazioni agli amanti della fotografia analogica... Trattandosi di una fotocamera di non facile reperibilità mi permetto di consigliarvi: se vi capitasse di trovarne una in buone condizioni estetico-funzionali non perdetervela!
Alcune considerazioni su come risolvere il problema di irreperibilità della pila originale. Dopo una breve ricerca ho individuato le seguenti 4 soluzioni:
1. su Ebay si riesce ancora a trovare qualche pila di quelle originali;
2. si può costruire un adattatore per accogliere le alcaline da 6 Volts;
3. si può costruire un adattatore per accogliere 4 pile LR44 da 1,5 V;
4. si può ritarare l' esposimetro.
Usando le LR44 l' esposimetro da una lettura falsata sì ma leggermente, quindi non c'è problema se la MG1 viene caricata con pellicola negative in quanto il laboratorio riesce a correggere benissimo. Il problema rimane con le diapositive... Agendo sulla levetta della sensibilità di pellicola possiamo compensare lo sbaglio dell' esposimetro ma bisogna agire empiricamente... In quest' ultimo caso si può considerare la possibilità di ritaratura dell' esposimetro.
L' adattatore per le pile a bottone LR44 si costruisce artigianalmente con un tubicino di plastica (preso dai negozi di elettricità) abbastanza largo di diametro per accogliere le 4 pilette. Poi si accorcia una vite (dalla testa larga) quanto basta per raggiungere la lunghezza originale della pila al mercurio (vite + 4 pilette LR44 = lunghezza della pila al mercurio) e la si inserisce nel tubicino tagliato insieme alle 4 pilette. poi il tutto (stesse dimensioni della pila al mercurio) viene inserito nel vano pila della MG1 in sostituzione della sua pila originale al mercurio.
P.S: ultimamente ho scoperto che esiste una pila alcaline sì ma da 5,6 Volts e della stessa dimensione di quella al mercurio. Di conseguenza non falsa la lettura e non richiede adattatore! Unico incoveniente che costa circa 12 euro + spese di spedizione... Per trovarla basata cliccare su web "pile per Yashica MG-1"...
manuale_yashica_mg1.pdf | |
File Size: | 210 kb |
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LOMO LUBITEL 166 UNIVERSAL: fotocamera a biottica fissa
Dati tecnici
Produttore: la Lomo di San Pietroburgo, storico marchio russo da cui il termine "Lomografia" (una corrente artistica che presto diventò moda tra gli appassionati della fotografia analogica)
Periodo produzione : dal 1984 all' Agosto del 1988
Tipo : reflex biottica ad ottica non intercambiabile.
Formato : 6 x 6 / 6 x 4,5 su pellicola tipo 120.
Mirino : a specchio fisso con ottica dedicata, ha anche la lente per messa a fuoco di precisione (abbastanza difficile da usare secondo me) e il mirino "sportivo" detto anche a traguardo (sostanzialmente si vede in orizzonatale attraverso i fori nelle pareti del pozzetto).
Vetro di messa a fuoco : Messa a fuoco con vetro smerigliato senza immagine spezzata al centro.
Esposimetro : assente.
Obiettivo : diaframma manuale da F4.5 a 22, focale fissa di 75mm, chiamata T-22, messa a fuoco da 1,5m ad infinito.
Specchio : fisso.
Otturatore : a carica manuale con apposita leva, tipo centrale. Tempi manuali : B, 1/15, 1/30, 1/60, 1/125, 1/250.
Autoscatto : con leva dedicata, c'è anche una presa filettata per lo scatto con il filo.
Sincronismo flash : sincro flash posizionato sulla scala dei tempi, tra la posa B e 1/15. Zoccolo flash sul lato destro delle macchina in posizione verticale.
Avanzamento e caricamento pellicola : con rotella situata sulla parte destra del corpo macchina, assenza di blocco automatico ad ogni fotogramma, caricamento con rocchetto fessurato.
Contapose : finestrelle rosse, a seconda del formato.
Dimensioni : L 90 x A 125 x P 100 mm.
Peso : 500 grammi solo corpo.
Quotazione sul mercato: grazie alla Lomografia la quotazione attuale di questa toycamera si mantiene piuttosto alta, attorno ai 100,00 euro.
Nota : è presente l'attacco per il cavalletto con filettatura 1/4 ed è possibile fare le esposizioni multiple.
Curiosità:
Produzione:
Lubitel TLR 1950-1956
Lubitel-2 1955-1977
Lubitel-166 1977-1980
Lubitel-166 B 1980-?
Lubitel-166 Universal 1984-Agosto 1988 (produzione terminata)
Impressioni d'uso:
Fotocamera in plastica, ma solida e robusta, è divertente e facile da usare, specialmente con soggetti lontani (cioè con messa a fuoco all' infinito), con un po' di pratica si riesce a mettere a fuoco con l'aiuto del lentino e del vetro smerigliato. Prodotta dalla LOMO è considerata una Toycamera (fotocamera giocattolo) a tutti gli effetti. La resa ottica dipende dal modello, quella del mio è più che soddisfacente, presenta solo un po' di vignettatura. La Lomo è particolarmente indicata ad essere usata con pellicole BN o negativi colore scaduti Lomografia), diapositive non ne ho ancora usate.
La Lubitel-166U è chiamata "universale" perché può scattare foto in due formati: 6 × 6 e 6 × 4,5 cm. Il formato 6 × 6 ha il vantaggio di avere una zona più ampia e quindi una migliore qualità nell' allargarsi, ma quello 6 × 4,5 offre più immagini su uno stesso rullo. In pratica ci si scegliere il formato che meglio si adatta al vostro stile di fotografia. Per quanto mi riguarda preferirei il formato 6 × 4,5 perchè è un formato rettangolare. Come con la maggior parte delle fotocamere semplici doppio formato, bisogna scegliere in anticipo quale formato si intende utilizzare, dopo di che si è vincolati a continuare con lo stesso formato fino all'esaurimento della pellicola caricata. Questo perché la Lubitel-166U deve la sua possibilità di scegliere il formato pellicola all'inserimento (o non-inserimento) di una maschera di 6 × 4,5 centimetri. C'è una piccola maschera anche per il mirino sportivo, e il mirino di serie copre una zona di 6 × 4,5 centimetri. Non bisogna dimenticarsi di impostare la manopola del film alla modalità 6 × 4,5, perché la 166U lascia tutte le responsabilità per il corretto avanzamento del film all'utente, attraverso il sistema normale della finestra rossa. Questo significa anche che non è possibile utilizzare una pellicola 220 senza copertura cartacea (pena le infiltrazioni di luce che farebbero impressionare la pellicola).
Links :
http://cameras.alfredklomp.com/lubitel166u/
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http://www.camerapedia.org/wiki/Lubitel_166_Universal
lomo_166_universal_-_manual.pdf | |
File Size: | 280 kb |
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Praktica MTL-50: fotocamera reflex 35mm
Produttore: Kombinat VEB Pentacon Dresda
Costruttore responsabile: Rolf Noak
Periodo di produzione: da Ottobre del 1985 a Dicembre del 1989
Numero di fotocamere prodotte: 229917
Tipo di otturatore: otturatore a lamine di metallo, controllato meccanicamente e disposto sul piano focale.
Tempi di otturazione: B, 1/1, ½, ¼, 1/8, 1/15, 1/30, 1/60, 1/125, 1/250, 1/500, 1/1000
Mirino ottico: mirino a pentaprisma ad immagine spezzata e microprismi con esposimetro a led incorporato
Specchio: a ritorno istantaneo
Sistema di trasporto pellicola / Conta-fotogrammi: leva a manovella di caricamento rapido con contafotogrammi ad azzeramento automatico.
Attacco dell'obiettivo: M42x1 (a vite)
Autoscatto: di tipo meccanico con ritardo di circa 10 sec.
Tipo di pila in uso: PX28 o 4xLR44
Commenti generali: robusto corpo in metallo rivestito di pelle.
Attacco per il flash: zoccolo a sincronizzazione-X (1/125) presente sulla parte superiore del pentaprisma. Zoccolo coassiale presente anteriormente, accanto all'attacco per l'obiettivo.
Obiettivo standard: di tipo automatico f1.8/50mm MC Pentacon
Numero di fotogramma riflesso nel mirino: No
Prezzo attuale: 50,00 euro?
Attacco per treppiede: presente in posizione centrale nella base del corpo macchina.
praktica-mtl50-brochure.pdf | |
File Size: | 2157 kb |
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Fujifilm Finepix HS20EXR vs Panasonic Lumix DMC FZ48
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Due compattone che offrono il vantaggio di una lunga escursione focale (da 24/25 mm a 600/720 mm in un corpo dalle dimensioni piuttosto compatte rispetto alle reflex che montano obiettivi di pari focale. Di contro però sono dotate di un sensore di dimensioni ridotte con conseguente restituzione di immagini di minore qualità/risoluzione/incisività rispetto alle reflex. Il fatto però di essere più leggere e compatte rispetto alle loro sorelle maggiori le rende da preferire da parte di chi desidera viaggiare leggero (escursionisti, viaggiatori, fotoamatori, ecc...) senza rinnunciare alla comodità del "tutto in uno".
Abbiamo intuito che non possono sostituire le reflex ma che occupano una posizione intermedia tra le compatte e le reflex da cui l'aggettivo "bridge", cioè "ponte". Ma alla fine le immagini ottenute con queste bridge come sono qualitativamente parlando, specialmente agli occhi di chi è abituato a usare le reflex?Sarebbe più giusto paragonare la HS20 con la FZ100 piuttosto che con la sua sorella minore FZ48, dato che quest'ultma non ha la modalità RAW di salvataggio immagini ne tanto meno l'attacco caldo per il flash esterno, entrambe doti presenti invece sulla FZ100. La Panasonic FZ48 (come anche la FZ100) ha dalla sua la compattezza, un buon obiettivo firmato Leica ed un sensore CCD che restituisce buone immagini in jpg fino ad una sensibilità di 400 ASA, superando la quale il rumore si fa sentire costringendo di passare al salvataggio in RAW (presente sulla FZ100) per rimediare. La FZ100 infine sembra presentare un minor tempo di ripresa tra uno scatto e l'altro. D'altro canto la Fuji HS20 offre una maggiore escursione zoom del 20% e la possibilità di potersi alimentare con delle comunissime e onnipresenti pile AA, ma è più ingombrante e le immagini scattate non sembrano della stessa qualità di quelle della FZ100. Difficile stabilire se tale differenza sia dovuta all'ottica o al sensore CMOS (anche se alla fine la differenza non è grande).
In sintesi, tra la FZ48 e la HS20 meglio la seconda, ma tra la FZ100 e la HS20 sembra migliore la prima per i motivi sopra menzionati. Sia la HS20 che la FZ100 sono dotante di schermo rotante (fisso sulla FZ48) il che agevola la ripresa in alcune situazioni altrimenti scomode (macro, riprese raso terra, ecc...
Come c'era d'aspettarsi le bridge sono delle fotocamere di "passaggio" dalle compatte alle reflex. Infatti chi è abituato alla velocità e precisione di messa a fuoco delle reflex non sarà mai contento delle prestazioni ottenute dalle bridge in questione, ne tantomeno la qualità loro delle foto sarà uguale. Ma non si può avere sempre tutto, ci sarà sempre un prezzo da pagare ogni qualvolta si desidera viaggiare leggeri senza rinunciare ad una generosa escursione dello zoom, come quella offerta da queste compattone.
Segue una tabella comparativa che spiega meglio le potenzialità di ognuna di queste fotocamere bridge.
Abbiamo intuito che non possono sostituire le reflex ma che occupano una posizione intermedia tra le compatte e le reflex da cui l'aggettivo "bridge", cioè "ponte". Ma alla fine le immagini ottenute con queste bridge come sono qualitativamente parlando, specialmente agli occhi di chi è abituato a usare le reflex?Sarebbe più giusto paragonare la HS20 con la FZ100 piuttosto che con la sua sorella minore FZ48, dato che quest'ultma non ha la modalità RAW di salvataggio immagini ne tanto meno l'attacco caldo per il flash esterno, entrambe doti presenti invece sulla FZ100. La Panasonic FZ48 (come anche la FZ100) ha dalla sua la compattezza, un buon obiettivo firmato Leica ed un sensore CCD che restituisce buone immagini in jpg fino ad una sensibilità di 400 ASA, superando la quale il rumore si fa sentire costringendo di passare al salvataggio in RAW (presente sulla FZ100) per rimediare. La FZ100 infine sembra presentare un minor tempo di ripresa tra uno scatto e l'altro. D'altro canto la Fuji HS20 offre una maggiore escursione zoom del 20% e la possibilità di potersi alimentare con delle comunissime e onnipresenti pile AA, ma è più ingombrante e le immagini scattate non sembrano della stessa qualità di quelle della FZ100. Difficile stabilire se tale differenza sia dovuta all'ottica o al sensore CMOS (anche se alla fine la differenza non è grande).
In sintesi, tra la FZ48 e la HS20 meglio la seconda, ma tra la FZ100 e la HS20 sembra migliore la prima per i motivi sopra menzionati. Sia la HS20 che la FZ100 sono dotante di schermo rotante (fisso sulla FZ48) il che agevola la ripresa in alcune situazioni altrimenti scomode (macro, riprese raso terra, ecc...
Come c'era d'aspettarsi le bridge sono delle fotocamere di "passaggio" dalle compatte alle reflex. Infatti chi è abituato alla velocità e precisione di messa a fuoco delle reflex non sarà mai contento delle prestazioni ottenute dalle bridge in questione, ne tantomeno la qualità loro delle foto sarà uguale. Ma non si può avere sempre tutto, ci sarà sempre un prezzo da pagare ogni qualvolta si desidera viaggiare leggeri senza rinunciare ad una generosa escursione dello zoom, come quella offerta da queste compattone.
Segue una tabella comparativa che spiega meglio le potenzialità di ognuna di queste fotocamere bridge.